venerdì 8 aprile 2011

commenti ai libri: AVEVO 12 ANNI, HO PRESO LA MIA BICI E SONO PARTITA PER ANDARE A SCUOLA

"Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola" di Sabine Dardenne

Editore: Bompiani
Prima edizione italiana: 2004
Pagine: 164

Sinossi: "Avevo 12 anni, ho preso la mia bici e sono partita per andare a scuola..." Comincia così, con semplicità sconvolgente, il racconto di Sabine Dardenne, sopravvissuta a ottanta giorni di prigionia nel covo sotterraneo di Marc Dutroux, il "mostro di Marcinelle". Rapita il 28 maggio del 1996, condotta nels offocante cunicolo della cantina della "casa degli orrori", Sabine ha ancoracon sé la cartella di scuola, l'unico, fragile legame con il mondo esterno e la sua infanzia rubata. Ed è nei fogli dei suoi quaderni che Sabine trova la forza per non impazzire, scrivendo lettere disperatamente lucide alla madre e annotando l'incubo delle violenze, delle sevizie, delle minacce subite.

Commento: E' una storia vera, un fatto di cronaca che uscì sui giornali e alla tv, ma che io proprio non mi ricordavo perché quando tutto ciò successe, nel 1996, ero ancora troppo piccola per capire certe cose. Poi però quando in libreria ho visto questo libro ne sono rimasta attratta e mi è venuta la curiosità di saperne di più a causa del titolo: "Avevo 12 anni, ho preso la bici e sono partita per andare a scuola". Come frase in realtà è molto innocua, ma ho subito capito che c'era di più del significato letterale e che in realtà celava qualcosa di terribile. E' stato questo l'imput che mi ha fatto comprare il libro. Volevo conoscere la storia di questa ragazza, Sabine. I giorni di prigionia da lei raccontati (nonostante non descrivano i particolari delle violenze subite, ma le lascino immaginare) mettono i brividi, e più di una volta durante la lettura mi veniva la claustrofobia soltanto all'idea di immedesimarmi e pensare a cosa doveva provare nella sua cella sotterranea. Le lettere scritte ai genitori poi sono proprio strazianti, mettono il magone e riempiono gli occhi di lacrime. Quello che però mi ha lasciato un po' perplessa è stato il comportamento di Sabine una volta uscita da quell'inferno. Non voglio svelare troppe cose sul libro però il suo atteggiamento di rancore nei confronti della sua famiglia non mi è piaciuto. Ho sempre pensato che una persona sfuggita alla morte avrebbe dovuto apprezzare di più tutto quello che prima aveva e dava per scontato, ma nel caso di Sabine così non è stato e io ho avvertito (nelle sue parole risentite durante la seconda parte del libro) solo tanto astio e insofferenza verso tutto e tutti. Forse è per il fatto che nessuno in realtà può capire veramente cosa deve avere passato, forse è per la rabbia repressa e che non ha mai voluto sfogare in pubblico, né con i suoi familiari, né con uno psicologo perché secondo lei parlarne era peggio. Io non mi sento di giudicarla, però questo piccolo appunto lo dovevo fare perché sono le sensazioni che ho avuto leggendo la sua storia. Una triste storia.

voto: 

1 commento:

  1. Es una historia real, una historia real que apareció en los periódicos y en la televisión, pero yo no me acuerdo porque cuando todo sucedió, en 1996, todavía era demasiado joven para entender ciertas cosas. Pero luego, cuando vi este libro en la biblioteca son atraídos y quedan Tengo curiosidad por saber más por el título: ". Tenía 12 años, tomé la bicicleta y me fui a ir a la escuela" Como frase es bastante inofensivo, pero rápidamente me di cuenta de que había algo más en el significado literal y, de hecho, oculta algo terrible. Y "Esta era la entrada que me hizo comprar el libro. Quería saber la historia de esta chica, Sabine. Los días de cautiverio contada por ella (aunque no describen los detalles de la violencia, pero dejan imaginar) poner los escalofríos, y más de una vez mientras leía yo era la idea claustrofobia sólo para sumergirme y pensar en lo que tenía que tratar de en su celda bajo tierra. Las cartas escritas a los padres y son tan desgarrador, poner nudo en la garganta y llenar los ojos de lágrimas. Pero lo que me dejó un poco perplejo 'fue el comportamiento de Sabine, una vez fuera de este infierno. No quiero revelar demasiado sobre el libro, sin embargo, su actitud de resentimiento hacia su familia no le gustaba. Siempre he pensado que una persona habría escapado de la muerte más agradecida por todo lo que el primero tenía y daba por sentado, pero en el caso de Sabine no sucedió y me sentí (en sus palabras resentido durante la segunda parte del libro) sólo tanto odio e intolerancia hacia todo y todos. Tal vez sea el hecho de que nadie puede realmente entender lo que debe haber pasado, tal vez eso es rabia contenida y que no quería volver a ventilar en público, ni con su familia o con un psicólogo para hablar de por qué crees que era peor. No me siento para juzgar, pero esta pequeña nota que tenía que hacer, ya que son los sentimientos que yo había leído su historia. Una historia triste.

    RispondiElimina