lunedì 21 dicembre 2015

Recensione: GIORNI DI ZUCCHERO FRAGOLE E NEVE - Sarah Addison Allen

La mia recensione al libro "Giorni di zucchero fragole e neve" di Sarah Addison Allen.



Titolo: Giorni di zucchero fragole e neve
Autrice: Sarah Addison Allen
Traduzione: Roberta Marasco
Editore: Sonzogno
Pagine: 287
Data di Pubblicazione: Marzo 2011
Prezzo: 19,00

Sinossi: Josey ha tre certezze: l'inverno è la sua stagione preferita; lei non è il classico esempio di bellezza del Sud; i dolci è meglio mangiarli di nascosto. Vive a Bald Slope, il paesino di montagna dov'è nata, rinchiusa nell'antica casa di famiglia ad accudire la vecchia madre. Ma di notte Josey ha una vita segreta. Si rifugia in camera a divorare scorte di dolcetti e pile di romanzi rosa. Finché un bel giorno, misteriosamente, nello stanzino nascosto dal guardaroba, dove l'aria profuma di zucchero, spunta un'esuberante signora che dice di essere venuta per aiutarla. Chi è quella donna? Perché il suo corpo odora di fumo di sigaretta e acqua stagnante? Perché sembra scappare da qualcosa o da qualcuno? Josey non farà in tempo a chiederselo, che il suo piccolo mondo sarà messo sottosopra. Scoprirà che in amore e in amicizia le certezze non esistono e che le persone, anche le più care, possono nascondere qualcosa di inconfessabile. Accettare questa sfida è la grande prova che Josey dovrà superare. E per lei sarà l'inizio di una nuova vita: la sua.


La mia opinione: Libro insipidino, con una storia banale banale, situazioni prevedibili e legami tra i personaggi che si creano in maniera del tutto artificiosa... insomma... la devo finire di incuriosirmi per i libri che hanno delle cover carine (con le caramelle e i glitter come questa!) perché di sostanza rasenta proprio lo zero! Come stile di scrittura è ok, niente di eccelso ma neanche malaccio, è uno stile di scrittura molto pulito e lineare, il problema è che non appassiona, non è riuscito a creare in me interesse per nessuno dei personaggi, protagonista inclusa. Avevo letto un altro libro di questa autrice circa sette anni fa ("il profumo del pane alla lavanda") e lo avevo giudicato con una sufficienza stiracchiata. Ora, a distanza di anni e di molta più esperienza nella lettura, mi vedo ormai costretta a depennare in maniera definitiva sia a tutti i libri di questa autrice, sia a tutto il filone di romanzetti contemporanei al femminile che promettono molto ma che mantengono poco. Se siete in cerca di belle atmosfere tra cibo e magia secondo me c'è solo Joanne Harris, tutto il resto è noia!


voto:

martedì 15 dicembre 2015

Recensione: IL RICHIAMO DELLE SPADE - Joe Abercrombie

La mia recensione su "Il richiamo delle spade" di Joe Abercrombie.



Titolo: Il richiamo delle spade
Serie: La prima legge vol. 1
Autore: Joe Abercrombie
Traduzione: Benedetta Tavani
Editore: Gargoyle
Data di pubblicazione: Marzo 2013
Pagine: 652
Prezzo: 19,00

Sinossi: Logen Novedita, il famigerato guerriero, ha infine esaurito la sua fortuna. Si è fatto un nemico di troppo e ora ha davanti a sé un futuro solitario e cupo, in cui da un momento all'altro potrebbe ritrovarsi a guardare la morte in faccia per l'ultima volta. Ma saranno proprio i morti a offrirgli un'ultima opportunità, perché qualcuno, là fuori, ha ancora dei progetti per il Sanguinario. Il Capitano Jezal dan Luthar, modello di egoismo e vanità, ha in mente poco altro che banali sogni di gloria, da far avverare in duello a colpi di spada. Ma la guerra è alle porte, gli eserciti si mobilitano e sui campi di battaglia del gelido Nord si combatte con regole terribilmente cruente. L'Inquisitore Glokta, carnefice storpio, sarebbe contento di veder tornare i resti del Capitano Jezal in una cassa, ma d'altro canto lui odia chiunque non sia stato ridotto nelle sue condizioni. Confessione dopo confessione, senza lasciar spazio a nessun sentimento se non al rancore, elimina i traditori in seno all'Alleanza, ma la sua ultima scia di cadaveri potrebbe condurlo dritto al cuore corrotto del governo. Se soltanto potesse sopravvivere abbastanza a lungo da poterla seguire...


La mia opinione: "Il richiamo delle spade" è il primo libro di una trilogia e trovo molto difficile giudicarlo in quanto, nonostante le circa 650 pagine, la storia non entra mai veramente nel vivo ma rappresenta una sorta di grandissima introduzione per ciò che (probabilmente) accadrà nei libri successivi. Il libro introduce infatti molti personaggi e storie apparentemente scollegate che si alternano di capitolo in capitolo, finché ad un certo punto trovano un centro d'incontro comune. Questa peculiarità da una parte è interessante perché ogni capitolo è un'incognita, non sai mai cosa aspettarti e quali personaggi troverai di volta in volta, però dall'altra è anche destabilizzante in quanto viene tutto tirato un po' troppo per le lunghe. Mi sarei aspettata che ad un certo momento (già prima di metà libro) le cose si chiarissero definitivamente, mentre invece questa sorta di lunga presentazione si protrae fino a fine libro e ammetto che ci sono stati alcuni capitoli in cui ho fatto fatica ad andare avanti. Però ci sono stati anche molti aspetti positivi che invece mi hanno invogliata a proseguire la lettura, come ad esempio i personaggi, che li ho trovati tutti interessanti in quanto hanno una caratterizzazione approfondita e, cosa importante, non hanno tratti caratteriali stereotipati (come il personaggio bravo che è sempre bravo o quello cattivo che è totalmente cattivo) tipici della letteratura fantasy. Qui al contrario si assiste all'evoluzione introspettiva dei personaggi: anche se alcuni ci vengono presentati come personaggi negativi poi assistiamo anche a cambiamenti positivi, mentre personaggi che dovrebbero rappresentare "i buoni" vengono messi a nudo anche di innumerevoli difetti e caratteristiche negative. Il fantasy che scrive Joe Abercrombie viene infatti definito "dark fantasy" proprio a causa dei lati oscuri dei personaggi principali, cosa che dona al romanzo una marcia in più e che io personalmente apprezzo molto. Anche il linguaggio adottato è tutt'altro che tradizionale e politicamente corretto, vi è infatti uno sfoggio abbastanza costante di termini sboccati ma in questo caso lo trovo un ostentare eccessivo che non mi aiuta ad apprezzare maggiormente il libro.
Quindi ricapitolando ciò che non mi è piaciuto del libro è il suo protendersi troppo in introduzione e l'ostentare di un vocaboli volgari, mentre è assolutamente da leggere per quanto riguarda gli interessanti personaggi che vi si sviluppano. Spero che nella lettura del secondo libro anche la storia diventi più interessante, così da aver giustificato questo primo libro introduttivo.


voto:

lunedì 14 dicembre 2015

Recensione: UNA CASA PERFETTA - Ben H. Winters

La mia recensione al libro "Una casa perfetta" di Ben H. Winters.



Titolo: Una casa perfetta
Autore: Ben H. Winters
Traduzione: Ilaria Katerinov
Editore: Tre60
Pagine: 286
Data di Pubblicazione: 26 Settembre 2012
Prezzo: 9,90

Sinossi:  Susan e Alex non hanno dubbi: è la casa perfetta. In quel quartiere e a quel prezzo, non potrebbero trovare di meglio. E c'è persino una stanzetta in più non segnalata nell'annuncio -, ideale per le esigenze di Susan, che ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla figlia, la piccola Emma, e alla sua grande passione, la pittura. Inoltre la signora Scharfstein, la padrona di casa che abita al pianoterra, sembra proprio una simpatica e disponibile vecchietta. Ma, ben presto cominciano ad accadere cose strane, che turbano la quiete domestica: nel suo studio, Susan sente un odore sgradevole, che nessun altro percepisce. Poi, una mattina, nota che la federa del suo cuscino è sporca di sangue e che il suo corpo è costellato da quelli che sembrano i morsi di qualche insetto. Tuttavia né la figlia né il marito hanno quei segni. Per non correre rischi, Susan chiama una ditta di disinfestazione, che però non trova nulla. Sembra una follia, eppure lei è convinta che la casa brulichi d'insetti: sono lì, annidati da qualche parte, non ce altra spiegazione. Mentre la signora Scharfstein diventa sempre più invadente e il marito preoccupato, Susan capisce di dover dimostrare a tutti che non è paranoica. Altrimenti potrebbe rischiare di perdere non soltanto quell'appartamento, ma anche la sua famiglia. Un thriller in cui il labile confine tra realtà e immaginazione diventa un luogo oscuro e molto pericoloso...


La mia opinione: Sono rimasta piuttosto delusa da questo libro. Non si può certo dire che sia scritto bene. Come stile è piuttosto semplice, scorrevole, ma le descrizioni sono poco curate, dilettantesche, con la brutta abitudine di ripetere alcuni termini più e più volte. Inoltre fa rimanere perplessi il soffermarsi sistematicamente su particolari ridicoli e di cattivo gusto, ad esempio il marito della protagonista che ogni volta viene descritto con saliva alla bocca mentre dorme, gocce di unto sul mento mentre mangia... insomma... questo tipo di descrizioni posso capire se fossero sporadiche ma quando invece se ne contano diverse in ogni capitolo mi viene da pensare che l'autore volesse rendere il romanzo disgustoso e grottesco e fosse a corto di idee.
Se però si riesce a tralasciare lo stile di scrittura approssimativo, le descrizioni ripetitive e la mancanza di personalità dei personaggi, potrebbe quasi essere un libro da sufficienza, uno di quelli che puoi leggere una volta ogni tanto per farti due risate, perché comunque la trama sembrerebbe essere abbastanza carina e invoglia a proseguire la lettura. Purtroppo però il peggio del libro deve ancora arrivare. Fino al finale poteva anche essere passabile, sembrava un thriller psicologico. Gli ultimi capitoli invece rovinano tutto, il thriller psicologico si trasforma in un horror surreale, completamente privo di ogni logica. Capisco che le storie che hanno del paranormale trascendano dal reale, ma in questo caso la soluzione è veramente troppo assurda anche volendo usare molta molta fantasia. Un libro mediocre che sul finale non fa altro che peggiorare la situazione.


voto:

domenica 6 dicembre 2015

Recensione: DISTURBO DELLA QUIETE PUBBLICA - Richard Yates

La mia recensione su "Disturbo della quiete pubblica" di Richard Yates.



Titolo: Disturbo della quiete pubblica
Autore: Richard Yates
Traduzione: Mirella Miotti
Editore: Minimum Fax
Data di pubblicazione: Novembre 2004 (1975 prima edizione)
Pagine: 285
Prezzo: 12,00

Sinossi: Lo sguardo penetrante e la scrittura precisa e implacabile che hanno aperto la strada a Raymond Carver e Richard Ford tornano a dissezionare l'apparente normalità della middle class americana, ma con toni ancora più drammatici: sullo sfondo dell'ottimismo e della prosperità dell'era Kennedy si disegna la storia dell'ambizione frustrata - e della discesa nella follia - di John Wilder, impiegato che sogna il successo come produttore cinematografico e invece conoscerà soltanto l'angoscia dell'ospedale psichiatrico e le manipolazioni di Hollywood.


La mia opinione: Nonostante sia convinta che Richard Yates sia un autore di grande talento e da consigliare per chiunque voglia leggere fiction-drama ambientati nella borghesia americana di metà novecento, penso altresì che "Disturbo della quiete pubblica" non sia da annoverare tra i suoi lavori migliori. Il grande difetto di questo libro è stato il suo personaggio protagonista, talmente detestabile, inetto ed irritante che, almeno per quanto mi riguarda, non sono riuscita a provare per lui i sentimenti di pietà e commiserazione necessari a rendere questa storia di miseria e fallimento abbastanza interessante. Come fattori positivi c'è una prosa impeccabile e pulita, una escalation di follia ben costruita, una storia sicuramente originale dal potenziale strepitoso... ma a livello umano, a livello di sentimenti che suscita, non è stato all'altezza delle mie aspettative. Inizialmente l'ho letto tra un misto di curiosità alternata alla disapprovazione totale per il protagonista, mentre nella parte centrale e finale, la curiosità ormai placata ha lasciato posto all'impazienza che finisse, perché non provando l'empatia necessaria per il personaggio principale tutto ciò che gli accadeva mi lasciava indifferente. Per chi non conosce l'autore consiglio di partire da un altro libro, come ad esempio "Easter Parade" che ho trovato superiore.


voto:

giovedì 3 dicembre 2015

Recensione: IL BUIO OLTRE LA SIEPE - Harper Lee

Recensione di "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee




Titolo: Il buio oltre la siepe
Autrice: Harper Lee
Traduzione: A. D'Agostino Schanzer
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 290
Data di pubblicazione: 26 Febbraio 2013 (prima edizione 1960)
Prezzo: 9,00

Sinossi: In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.



La mia opinione: E' difficile recensire un romanzo come questo, perché l'ho trovato praticamente perfetto e mi è piaciuto moltissimo, ma non credo di essere in grado di argomentarlo, perché è uno di quei libri che quando piace piace e basta, è uno di quei libri che quando lo finisci non senti il bisogno di addurre motivazioni al fatto che ti sia piaciuto. E' raro imbattersi in libri così, però a volte capita, e anche se come ho già detto non sentirei il bisogno di recensirlo faccio comunque un piccolo sforzo per riuscire a tirare fuori almeno qualche opinione, anche se so in anticipo che non riuscirò a rendergli giustizia.
Anzitutto penso che sia infinitamente riduttivo etichettarlo come un libro contro il razzismo, perché anche se l'argomento è presente va comunque osservato che una buona parte della storia è incentrata su altro, ed è per questo che secondo me il "Buio oltre la siepe" è da considerarsi molto semplicemente un ROMANZO, ma in maiuscolo per ribadire che questo è a mio dire il romanzo per eccellenza. Fin dalle prime pagine lo stile di scrittura perfetto e lineare permette di immedesimarsi al massimo nella storia e anche se inizialmente non si intuisce neanche in maniera vaga gli argomenti che verranno trattati non è un problema perché non è uno di quei libri in cui se non si arriva subito al dunque c'è il rischio di perdere l'interesse, anzi. Per me il dunque di questo romanzo non esiste perché ogni parte è ugualmente importante per capire il contesto della storia, ovvero per avere un ritratto completo e preciso di ciò che era abitare in un piccolo paese americano nello stato dell'Alabama durante gli anni trenta. La narrazione è volutamente fatta attraverso gli occhi ingenui di una ragazzina ed è anche grazie a questa decisione azzeccata che la lettura risulta così ordinata e piacevole, cadenzata dallo svolgersi della lenta vita di tutti i giorni e dalle lunghe estati ma al tempo stesso attraversata da piccoli e grandi avvenimenti che stravolgono la quotidiana tranquillità. E' un libro che possono leggere davvero tutti, adatto ai ragazzi come libro di formazione ma apprezzabile a pieno anche dagli adulti. E penso di non sbagliarmi nel dire che si tratta di un evergreen della letteratura che non ha bisogno di stratagemmi o colpi di scena troppo eclatanti per mantenere alta l'attenzione.




voto:

lunedì 23 novembre 2015

Mini recensione: DOPPIO SOGNO - Arthur Schnitzler

La mia breve recensione su "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler.



Titolo: Doppio sogno
Autore: Arthur Schnitzler
Traduzione: Stefania Di Natale
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Marzo 2005 (ristampa)
Pagine: 124
Prezzo: 4,00 euro

Sinossi: Nella Vienna di fine Ottocento, dopo una discussione-confessione cominciata quasi per gioco con la moglie, ha inizio tra visioni e apparenze, tra desideri proibiti e paura di assaporarli, la “notte brava” del dottor Fridolin, medico alla moda sposato a una donna bellissima. In un’atmosfera allucinata e onirica si imbatte in quattro donne che gli si offrono inutilmente: la figlia di un paziente defunto, una prostituta, la ragazza-bambina figlia di un affitta-costumi, una donna nuda e bellissima, incontrata a una festa in maschera in una villa misteriosa. Tornato a casa, frustrato per non avere commesso l’adulterio, ascolterà dalla moglie il racconto di un sogno in cui lui veniva tradito…


La mia opinione: Romanzo breve che si sviluppa come un viaggio allucinato tra sogno e realtà, ma che onestamente non mi ha colpita né per lo stile di scrittura, che risulta un po' monocorde, né per la storia, che l'ho trovata poco interessante e a tratti sgradevole per via di una latente misoginia manifestata dal protagonista in varie occasioni e che secondo me rappresenta il pensiero personale dell'autore. La storia vorrebbe proporre un rapporto di coppia di apertura e complicità ma appunto non ci riesce a causa di questi pensieri sessisti che più volte irrompono e che anche se non lo dicono a chiare lettere tendono a voler giudicare solo i personaggi femminili, ma neanche per delle azioni fatte (e qui viene il bello...) ma per dei sogni! Il film di Kubrick (Eyes wide shut) che ne è stato tratto non mi era molto piaciuto, lo avevo trovato parecchio lacunoso e speravo che leggendo questo libro avrei migliorato l'opinione... ma no... tra film e libro molto meglio il film a questo punto.



voto:

domenica 22 novembre 2015

Recensione: CHESIL BEACH - Ian McEwan

La mia recensione su "Chesil Beach" di Ian McEwan.



Titolo: Chesil Beach
Autore: Ian McEwan
Traduzione: Susanna Basso
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2007
Pagine: 144
Prezzo: 11,00

Sinossi: In un hotel georgiano che affaccia sulla distesa di ciottoli di Chesil Beach, una coppia di sposi si appresta a consumare la propria cena nuziale e la prima notte che seguirà. Ma il luogo è l'Inghilterra del conservatore Macmillan, l'anno è il 1962 pre-rivoluzione sessuale, e in due giovani tanto innamorati e brillanti nei rispettivi talenti, quanto ignoranti nelle questioni amorose, l'innocenza può trasformarsi in una zavorra rabbiosa e fatale.


La mia opinione: Questo è un romanzo breve ma anticonvenzionale che rimane impresso non solo per i contenuti ma anche per il modo ingegnoso e per alcuni versi "artistico" in cui viene narrato. Si compone principalmente di una sola scena della durata di una mezz'ora al massimo, scena cardine che è l'unica ragione di esistere del romanzo e che viene analizzata approfonditamente descrivendo con dovizia di particolari ogni cosa sia dal punto di vista oggettivo (caratteristiche fisiche delle persone, dei luoghi, degli oggetti...) e sia dal punto di vista soggettivo intimistico ed emozionale dei due protagonisti della storia (Florence e Edward, una coppia di neo-sposi alla loro prima notte di nozze). La tematica affrontata è assai peculiare e offre un duplice confronto tra due persone che la pensano diametralmente all'opposto ma che per varie ragioni, tra cui l'educazione e la riservatezza personale, non ne hanno mai parlato e darà quindi luogo a una sequela di equivoci e a una rapida discesa verso un inaspettato epilogo. Nel leggere questo libro mi sono sentita quasi più una spettatrice che una lettrice perché fin dall'inizio le scene che si presentano sono talmente vivide e ben descritte che appaiono reali come a guardarle. Ma lo stile narrativo non è totalmente omogeneo e ci sono anche un paio di capitoli in cui l'autore decide di farci prendere una pausa dalla scena centrale che si sta svolgendo per raccontarci il passato dei personaggi, il contesto in cui sono cresciuti e il destino che li ha fatti incontrare. Indubbiamente la scrittura di McEwan rimane eccellente anche durante questi passaggi, che però risultano forse eccessivamente dettagliati rispetto all'importanza secondaria che hanno rispetto alla scena principale e questo può creare dei piccoli moti di noia in cui non si vede l'ora di ritornare a seguire la "vera" storia. Ciò non toglie che è nell'intento dell'autore creare questo genere di approccio altalenante al suo romanzo, una sorta di "tira e molla" ben costruito. In definitiva penso che "Chesil Beach" sia un libro da leggere, dai contenuti relativamente leggeri e abbastanza breve come numero di pagine, ma scritto magistralmente e che rimane impresso molto più a lungo del tempo impiegato per terminarlo. Una piccola perla da conservare nella propria libreria come tutti i libri che meritano.

PS= Per chi ha già avuto modo di leggere "Espiazione" e ha apprezzato il particolare stile narrativo della prima parte del suddetto libro sono sicura amerà anche "Chesil Beach", dato che a mio avviso ci sono alcuni aspetti similari a livello "creativo". Intendiamoci, Ian McEwan non è un autore dal quale ci si può aspettare elementi in comune tra un romanzo ed un altro, tutti i suoi romanzi sono talmente diversi tra loro, sia per stile che per contenuti che sembrano addirittura scritti da persone diverse (ne ho letti al momento solo quattro, di cui uno non mi è piaciuto per niente al punto tale di assegnargli una sola stellina di valutazione, mentre gli altri mi erano piaciuti anche se in modo diverso... quindi potrete capire che anche se ti piacciono un paio di suoi libri non puoi buttarti a capofitto pensando di andare sul sicuro), ma pur essendo profondamente diversi sono riuscita a ritrovare in "Chesil Beach" alcune delle sensazioni provate mentre leggevo la prima parte di "Espiazione" (e ci tengo a precisare: solo la prima parte), una caratteristica assolutamente positiva dato che per me la prima parte di "Espiazione" era stata un vero e proprio colpo di fulmine.



voto:

sabato 31 ottobre 2015

Recensione: L'ISOLA DELLA PAURA - SHUTTER ISLAND - Dennis Lehane

La mia recensione su "L'isola della paura" di Dennis Lehane.



Titolo: L'isola della paura (Shutter Island)
Autore: Dennis Lehane
Traduzione: Chiara Bellitti
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: Maggio 2005
Pagine: 379
Prezzo: 17,90

Sinossi: 1954, settembre. L'agente federale Teddy Daniels viene inviato sull'isola di Shutter, al largo di Boston, dove si trova l'Ashecliffe Hospital, destinato alla detenzione e alla cura dei criminali psicopatici. Deve trovare una detenuta scomparsa, Rachel Salando, condannata per omicidio, ma un uragano si abbatte sull'isola, impedendo qualsiasi collegamento con il resto del mondo. Ma sull'isola, niente è davvero quello che sembra, e gli interrogativi si accavallano: come ha fatto la Salando a sparire nel nulla? Chi semina strani indizi in codice? E cosa sta cercando Teddy Daniels? Una detenuta scomparsa, oppure le prove che all'Ashecliffe Hospital si fanno esperimenti sugli esseri umani, o ancora qualcosa di più profondo, che lo tocca personalmente?


La mia opinione: Letto sotto consiglio di molti (e perché stranamente non ho mai visto il film che ne è stato tratto) questo libro è stata una piacevole sorpresa. Ammetto che del prologo non ho capito niente (come la quasi maggioranza dei prologhi lo si dovrebbe capire successivamente...) ma dal capitolo 1 già la storia inizia a farsi chiara ed è affascinante soprattutto per l'originalità della tematica narrata. Di thriller ne sono stati scritti tanti, ma di thriller su un manicomio criminale sito in un'isola invece non direi, ed è senza dubbio questa una delle carte vincenti del libro. Come stile di scrittura è piacevole, scorrevole il giusto, descrittivo il giusto, da questo punto di vista quasi il libro perfetto oserei dire. Inoltre vi è una specie di tensione che si percepisce come se fosse nell'aria... all'inizio è latente ma proseguendo con la lettura aumenta via via in un crescendo, rendendo l'intero contesto davvero elettrizzante. Quindi analizzando questi aspetti è un libro riuscitissimo, ma certamente un thriller ambientato in un manicomio non può esimersi dall'avere una marcata componente anche psicologica, no? Infatti c'è, subito anch'essa è latente mai poi superata la metà del libro inizia a diventare esplicita. Non disdegno i thriller psicologici, spesso li trovo più interessanti dei thriller normali, e anche in questo caso la componente psicologica rende ancora più particolare, originale e interessante la storia. Unica piccola pecca è che nella seconda metà del libro alcuni paragrafi sono piuttosto onirici e confusi, febbrili oserei dire. Diciamo che se nella prima metà ero rimasta profondamente colpita dal crescendo di tensione che si veniva a creare, nella seconda metà ero sicuramente molto incuriosita di scoprire la verità, ma meno colpita di prima, e sul finale la piega che ha preso la storia, seppur molto inaspettata, mi ha leggermente delusa, perché la velocità in cui accadono gli eventi è molta e si arriva al finale bruscamente. Alla fine, dopo aver letto l'ultima frase dell'ultimo capitolo, sono rimasta qualche secondo a meditare con il libro in mano ancora aperto e sono tornata all'inizio del libro a leggere il prologo per vedere se finalmente sarebbe stato chiaro, ma no, non lo è stato proprio del tutto.
Un buon thriller, qualitativamente superiore alla media, ma con qualche difetto forse dovuto al taglio troppo cinematografico che gli è stato conferito. Prossimamente guarderò anche il film.



voto:

lunedì 26 ottobre 2015

Recensione: LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA - Tracy Chevalier

La mia recensione su "La ragazza con l'orecchino di perla" di Tracy Chevalier.



Titolo: La ragazza con l'orecchino di perla
Autrice: Tracy Chevalier
Traduzione: Luciana Pugliese
Editore: Neri Pozza
Data di pubblicazione: 28 Novembre 2013 (54esima edizione)
Pagine: 240
Prezzo: 9,90

Sinossi: Delft, Olanda, XVII secolo. La vita scorre tranquilla nella prospera città olandese: ricchi e poveri, cattolici e protestanti, signori e servi, ognuno è al suo posto in un perfetto ordine sociale. Così, quando viene assunta come domestica in casa del celebre pittore Johannes Vermeer, Griet, una bella ragazza di sedici anni, riceve con precisione il suo compito: dovrà accudire con premura i sei figli dell'artista, non urtare la suscettibilità della scaltra suocera e, soprattutto, non irritare la sensuale, irrequieta, moglie del pittore e la sua gelosa domestica privata. Inesorabilmente, però, le cose andranno in modo diverso... Griet e Johannes Vermeer, divideranno complicità e sentimenti, tensione e inganni.


La mia opinione: I libri di Tracy Chevalier sono sempre originali e dall'ambientazione evocativa. Prima di questo avevo letto il meno famoso "Strane creature" e mi era piaciuto moltissimo. "La ragazza con l'orecchino di perla" è invece il più famoso in assoluto di questa autrice e proprio per questo motivo pensavo fosse il migliore, invece non sempre "più famoso" equivale a "più bello". In questo caso il mio personalissimo giudizio su questo libro è positivo, ma devo comunque ammettere che mi aspettavo qualcosa in più.
La storia incuriosisce fin da subito e lo stile di scrittura gradevolissimo e scorrevole permette di entrare molto bene nel periodo storico narrato, ma ci sono anche degli aspetti che non mi hanno entusiasmata, come ad esempio il ritmo narrativo che è davvero davvero lento, ma, cosa ancora più importante, il feeling che si instaura tra lettore e personaggi, che a mio avviso risulta carente. Nello specifico speravo di instaurare un feeling migliore con la protagonista Griet, cosa che per me non è assolutamente avvenuta, nonostante la narrazione si sviluppi in prima persona. E' abbastanza inconsueto che una storia raccontata in prima persona dalla protagonista non dia la possibilità di affezionarsi al suo personaggio, ma in questo caso è stato proprio così. Griet è una voce narrante precisa che permette di avere un'immagine ben nitida di tutto ciò che accade, ma al tempo stesso non ti lascia immedesimare IN LEI. L'ho trovata un personaggio molto freddo che fa seguire le sue vicende personali non dal suo vero punto di vista ma da un punto di vista più esterno, senza permetterti di capirla e di entrare nei suoi pensieri. Non ho apprezzato questa peculiarità perché mi ha lasciata spesso indifferente riguardo a ciò che le capitava e nei momenti dove la storia ristagna un po' è stato più difficile del normale trovare la curiosità di proseguire la lettura. Con questo non voglio assolutamente dire che come esperienza di lettura sia stata brutta, anzi, penso che questo libro abbia una storia molto interessante e meritevole di essere letta, e superati alcuni paragrafi noiosi è stata una lettura molto piacevole, solo che avrei preferito un altro tipo di protagonista. Quindi per me non è il migliore dell'autrice, ma sono comunque intenzionata a leggere tutti i suoi libri dato che amo l'originalità delle sue storie.


voto:

lunedì 12 ottobre 2015

Mini recensione: LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE - Joseph Roth

La mia breve recensione su "La leggenda del santo bevitore" di Joseph Roth.



Titolo: La leggenda del santo bevitore
Autore: Joseph Roth
Traduzione: Monica Pesetti
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Luglio 2014 (prima edizione 1939)
Pagine: 122
Prezzo: 1,90 euro

Sinossi: Andreas, un clochard, vive sotto i ponti di Parigi. Quando un misterioso passante gli dona una piccola somma di denaro, egli la accetta promettendo di restituirla la domenica successiva con un’offerta in chiesa. Ogni volta che ha in tasca il denaro sufficiente per saldare il suo debito, però, Andreas non resiste alla tentazione di usarlo per rincorrere vizi e piaceri e la restituzione di quei duecento franchi diventa la sua tormentata ragione di esistere. Da questo racconto, tradotto in tutto il mondo e considerato il testamento letterario di Roth, è tratto l’omonimo film di Ermanno Olmi, Leone d’oro a Venezia nel 1988.


La mia opinione: Dalla lettura di questa breve storia sono rimasta piuttosto indifferente, quindi non posso dire che il libro mi sia piaciuto. Lo stile di scrittura è pulito e lineare, anche scorrevole, e non si fa nessuna fatica a leggerlo... però... manca la sostanza. E' una storia che a tratti risulta paradossale, (con un'ostentazione al miracolo e alla religione troppo marcata) a tratti il comportamento del protagonista e della sua immeritata fortuna è anche irritante, ma in definitiva arrivi alla fine senza capire il senso o la morale di questo racconto, che finisce bruscamente senza lasciare traccia. In più la tematica trattata, quella del clochard ubriacone non risulta minimamente interessante da nessun punto di vista ma è solo una narrazione molto semplice che sembrerebbe fine e a sé stessa. Non conoscevo l'autore e forse la scelta di iniziare a conoscerlo da questo libro è stata sbagliata dato che non si tratta di un romanzo vero e proprio ma solo di una novella, che non ha acceso minimamente la mia curiosità nel proseguire altre sue opere.



voto:

mercoledì 30 settembre 2015

Recensione: CARTOLINE DI MORTE - James Patterson e Liza Marklund

La mia recensione su "Cartoline di morte" di James Patterson e Liza Marklund.



TitoloCartoline di morte
AutoriJames Patterson - Liza Marklund
Traduzione: V. Guani - A. Biavasco
Editore: TEA
Data di pubblicazione: 21 Luglio 2011
Pagine: 304
Prezzo: 8,90 euro

 
Sinossi: Sono giovani, belli, felici. Sono giovani coppie in viaggio di nozze, in giro per le più importanti capitali europee. Hanno tutta la vita davanti. Ma sono morti che camminano. Perché qualcuno li uccide e ricompone i cadaveri in pose enigmatiche, li fotografa con una Polaroid e poi invia la foto a un giornalista del quotidiano locale. Ma quel giornalista sa che cosa lo aspetta, perché pochi giorni prima ha ricevuto una cartolina dai killer, una cartolina di morte. Roma, Francoforte, Copenhagen, Parigi... e Stoccolma. Jacob Kanon, detective del NYPD, è l'unico sulle tracce dei killer, ma è sempre un passo indietro. Eppure non si arrende, non può cedere, perché ha un motivo del tutto personale per fermare la strage. Ora, finalmente, è a pochi passi dalla soluzione. Stoccolma potrebbe essere l'ultima tappa della catena di omicidi. Tutto dipende da una giornalista svedese, la giovane e agguerrita Dessie. Lei ha ricevuto l'ultima cartolina di morte e solo lei può aiutare Kanon, prima che i killer mettano in atto una contromossa imprevista. O forse l'hanno già fatto?


La mia opinione: Premetto di non aver mai letto nessun libro del famoso James Patterson e né di Liza Marklund, quindi non conosco minimamente il loro stile e l'unico motivo per cui ho deciso di leggere questo è che sono stata attirata per via della trama particolare che mi sembrava molto originale e intrigante. Certo è che la stesura di un libro in due non è cosa facile e il risultato in questo caso è reso evidente dai tantissimi capitoli che lo compongono, sono ben 112, e ogni capitolo è lungo un paio di facciate o tre al massimo, quindi molto brevi! Questo comporta fattori sia positivi che negativi: da una parte il libro è velocissimo da leggere, il ritmo narrativo è fulmineo e quindi non vi potrete annoiare, il rovescio della medaglia però è che risente di uno stile molto scarno e didascalico... stilisticamente parlando non è proprio il massimo! Voglio comunque dare atto che la storia è avvincente e vi sono tanti colpi di scena che nei momenti in cui si pensava di aver capito tutto ribaltano la situazione e quindi da questo punto di vista il thriller risulta ben congegnato, ma non privo comunque di soluzioni poco credibili. Avrei dato anche una stellina in più se non fosse stato per l'evitabilissima e frettolosa storia d'amore tra i due protagonisti che più banale di così non poteva essere (e ribadisco: evitabilissima! Non se ne sentiva davvero il bisogno) e per il finale che anch'esso veloce e frettoloso è inoltre stato eccessivamente rocambolesco e degno di un action-movie, ma non di ciò che io considero un buon thriller.




voto:

venerdì 25 settembre 2015

Recensione: IL GRANDE GATSBY - Francis Scott Fitzgerald

La mia recensione su "Il grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald.



Titolo: Il grande Gatsby
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Traduzione: Fernanda Pivano
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2014 (prima edizione 1925)
Pagine: 164
Prezzo: 10,00

Sinossi: Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.


La mia opinione: Ammetto che questo romanzo inizialmente mi aveva delusa. Lo stile di scrittura non è dei migliori, risulta poco scorrevole, macchinoso, e, soprattutto durante i primi capitoli, ci sono parecchie lunghe descrizioni che però rendono un'idea molto vacua della panoramica di ciò che vorrebbero rappresentare e per questo risultano noiose e la storia non appassiona. Poi andando avanti invece la situazione migliora e anzi posso dire che varcata la metà del libro si riesce davvero ad entrare nel vivo della storia e si scopre un lato di questo romanzo che non ci si aspettava e che lo rende davvero interessante. Quella che sembrava voler raccontare solo di una vita molto sregolata e superficiale fatta di grandiose feste sfarzose che tirano avanti fino all'alba, con personaggi senza spessore che compiono azioni sconnesse e annebbiate dall'alchool, si trasforma invece in una storia di un amore tormentato e idealizzato negli anni, una storia piuttosto struggente di un sogno romantico che diventa il cardine attorno al quale ruota la vita di un uomo. L'illusione effimera di riportare indietro il passato che alimenta speranze di vasta portata.
Ciò che sembrava essere un romanzo vuoto da dimenticare in fretta diventa invece un romanzo infinitamente triste, ma che lascia il segno. Ne consiglio quindi la lettura e non lasciatevi sopraffare da un inizio non promettente, perché io per riuscire ad assimilare i primi capitoli ci ho messo dei giorni, ma poi è stata una lettura che mi ha davvero stregata.



voto:

domenica 13 settembre 2015

Recensione: L'EVOLUZIONE DI CALPURNIA - Jacqueline Kelly

Recensione di "L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly




Titolo: L'evoluzione di Calpurnia
Serie: Calpurnia Tate, vol. 1
Autrice: Jacqueline Kelly
Traduzione: L.A. Dalla Fontana
Casa editrice: Salani
Pagine: 287
Data di pubblicazione: 19 Gennaio 2011
Prezzo: 16,80

Sinossi: Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche se stessa.



La mia opinione: Questo libro l'ho trovato semplicemente meraviglioso e sarebbero addirittura superflui ulteriori commenti!
La storia risulta gradevolissima così come l'ottimo stile di scrittura, scorrevole e lineare, sia per i personaggi perfettamente delineati, le cui caratteristiche non vengono protratte per lunghe descrizioni ma appaiono sorprendentemente vivide e armonizzate a poco a poco durante l'avanzare della lettura. Inoltre le tematiche affrontate sono a dir poco interessanti e a me in particolar modo hanno esercitato una forza attrattiva fin dalle prime pagine. L'ambientazione è nel Texas degli Stati Uniti durante il 1899, proprio quando il mondo si affacciava verso il nuovo secolo, quindi il titolo, oltre a voler sottolineare l'evoluzione della ragazzina protagonista, che scopre il suo interesse per la natura e per le scienze, e nel contempo scopre come il suo essere femmina è il più grande ostacolo alla realizzazione dei suoi sogni, può essere interpretato anche come la piccola evoluzione della società, che piano piano, proprio come il progresso in campo tecnologico, progredisce anch'essa. Calpurnia manifesta infatti interessi diversi da ciò che in famiglia si aspettano da lei, ma è solo quando la cognizione di queste aspettative si affacciano nella sua mente prima di allora ingenua, che la sua felicità per aver trovato tali interessi si trasformerà in tristezza e apprensione per il futuro. Questa è quindi una storia di tante scoperte appassionanti ma anche di amare consapevolezze, di riflessioni sulla società dell'epoca, di velate ingiustizie e di tacite ribellioni interiori. Ma non solo. Troverete soprattutto una storia dall'atmosfera confortevole e affascinante dall'inizio alla fine, che a mio avviso, anche se la protagonista è molto giovane e la scrittura è semplice è adattissima ad essere letta e apprezzata da tutti, non solo ragazzi ma anche e soprattutto adulti. Il finale non è definitivo ma lascia molto all'immaginazione... per fortuna esiste un seguito (e non vedo l'ora di leggerlo!).
Che altro dire se non che questo libro che sia aggiungerà alla lista dei miei preferiti? :-)




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